Cosa scatta nella nostra mente alla vista di un piatto di pasta al pomodoro ? Come mai davanti ad una tazza di cioccolata ci sentiamo “coccolati”?
Certamente le nostre papille gustative vengono sollecitate dai profumi che indicano il gusto di ciò che assaporeremo, ma anche la vista ha un ruolo importante sull’identificazione di un cibo.
Il colore è il primo elemento che ci colpisce, e la tinta di un alimento rivela forti influenze nella percezione del gusto, sia quando vi è naturalmente contenuta, sia quando è aggiunta, o quando derivi da processi di cottura e conservazione.
Nella tradizione cinese con i colori si classificano anche i sapori: il rosso per l’amaro, il giallo per il dolce, il bianco per il piccante, il nero per il salato, il verde per l’acido.
Platone riassumeva il rapporto natura-colore, associando alle diverse tinte cromatiche gli elementi naturali: rosso al fuoco, giallo all’aria, verde ai boschi e agli animali, blu alla notte e all’acqua.
Nel Medioevo l’aggiunta di ingredienti colorati era fatta per esaltare il sapore stesso di un cibo.
Durante l’Ottocento questa necessita veniva ancora ribadita da Dumas nel “Grande dizionario di cucina”.
Esaminiamo come alcuni alimenti possono rivelare un legame anche simbolico tra colore e cibo.
Bianco indica purezza e luce. I cibi bianchi comunicano solennità (torte nuziali) o per contro semplicità, pensate ai nutrienti latte e riso.
Rosso caldo ed eccitante, simboleggia fuoco e sangue, ed i cibi così colorati generano energia, come carni, vini, fragole o pomodori maturi. Spesso presente negli arredi dei fast food e nelle divise degli addetti alla ristorazione, il rosso stimolerebbe l’azione del soggetto verso il consumo. Apparecchiare la tavola in rosso sembra che consente di digerire ed assimilare meglio il cibo.
Verde colore della natura e della vegetazione è simbolo di forza, rinascita e speranza. Sono così colorati l'olio e tutta la tavola di primavera, dalle fave agli asparagi. Se si mangia con troppa voracità e in fretta, il verde sembra aiuti a rallentare l’assunzione dei pasti.
Giallo è solare e energetico, ricorda l’oro. Sembra sia il colore preferito dai golosi. Tuorlo d’uovo e miele sono i due capisaldi di questa interpretazione, assieme al “ricco” zafferano.
Marrone induce sensazioni di rilassamento vitale e naturale, pensiamo alla cioccolata o ai datteri delle oasi del deserto fonte di nutrimento per le popolazioni nomadi.
Blu e Viola identificano l’equilibrio, anche se poco presenti in natura, i cibi che li contengono vengono considerati i migliori antidoti alla fame nervosa. Mirtilli, susine e uva donerebbero calma. Spesso il blu viene anche associato a muffe o bacche aspre non mature, e per gli antichi romani questo rappresentava un colore “non buono”, poco adatto alle genti civili perché i guerrieri “barbari” se ne servivano per dipingere il volto prima delle battaglie.
Fonte: Rivista TaccuiniStorici.it
Certamente le nostre papille gustative vengono sollecitate dai profumi che indicano il gusto di ciò che assaporeremo, ma anche la vista ha un ruolo importante sull’identificazione di un cibo.
Il colore è il primo elemento che ci colpisce, e la tinta di un alimento rivela forti influenze nella percezione del gusto, sia quando vi è naturalmente contenuta, sia quando è aggiunta, o quando derivi da processi di cottura e conservazione.
Nella tradizione cinese con i colori si classificano anche i sapori: il rosso per l’amaro, il giallo per il dolce, il bianco per il piccante, il nero per il salato, il verde per l’acido.
Platone riassumeva il rapporto natura-colore, associando alle diverse tinte cromatiche gli elementi naturali: rosso al fuoco, giallo all’aria, verde ai boschi e agli animali, blu alla notte e all’acqua.
Nel Medioevo l’aggiunta di ingredienti colorati era fatta per esaltare il sapore stesso di un cibo.
Durante l’Ottocento questa necessita veniva ancora ribadita da Dumas nel “Grande dizionario di cucina”.
Esaminiamo come alcuni alimenti possono rivelare un legame anche simbolico tra colore e cibo.
Bianco indica purezza e luce. I cibi bianchi comunicano solennità (torte nuziali) o per contro semplicità, pensate ai nutrienti latte e riso.
Rosso caldo ed eccitante, simboleggia fuoco e sangue, ed i cibi così colorati generano energia, come carni, vini, fragole o pomodori maturi. Spesso presente negli arredi dei fast food e nelle divise degli addetti alla ristorazione, il rosso stimolerebbe l’azione del soggetto verso il consumo. Apparecchiare la tavola in rosso sembra che consente di digerire ed assimilare meglio il cibo.
Verde colore della natura e della vegetazione è simbolo di forza, rinascita e speranza. Sono così colorati l'olio e tutta la tavola di primavera, dalle fave agli asparagi. Se si mangia con troppa voracità e in fretta, il verde sembra aiuti a rallentare l’assunzione dei pasti.
Giallo è solare e energetico, ricorda l’oro. Sembra sia il colore preferito dai golosi. Tuorlo d’uovo e miele sono i due capisaldi di questa interpretazione, assieme al “ricco” zafferano.
Marrone induce sensazioni di rilassamento vitale e naturale, pensiamo alla cioccolata o ai datteri delle oasi del deserto fonte di nutrimento per le popolazioni nomadi.
Blu e Viola identificano l’equilibrio, anche se poco presenti in natura, i cibi che li contengono vengono considerati i migliori antidoti alla fame nervosa. Mirtilli, susine e uva donerebbero calma. Spesso il blu viene anche associato a muffe o bacche aspre non mature, e per gli antichi romani questo rappresentava un colore “non buono”, poco adatto alle genti civili perché i guerrieri “barbari” se ne servivano per dipingere il volto prima delle battaglie.
Fonte: Rivista TaccuiniStorici.it
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